La mancanza di desiderio sessuale […]

L’intensità del desiderio, o meglio la frequenza con cui una persona desidera avere un incontro erotico, varia da persona a persona e si può dire che faccia parte della struttura del carattere di ciascuno. Varia anche in maniera naturale con gli eventi della vita. Questo fluttuare è una delle tante caratteristiche che fanno parte della relazione romantica tra un uomo e una donna. Nel creare la coppia, ciascun partner un po’ cambia e incorpora i ritmi dell’altro. Non esiste un dato normativo che regoli il grado di interesse sessuale come avviene con i parametri biologici che tutti conosciamo. Ne consegue che tutto quello che una coppia sceglie e stabilizza come sua abitudine è considerato perfettamente accettabile dai clinici, che si preoccupano dell’armonia di una relazione e non di un numero teorico di incontri da rispettare.

Però, quando il desiderio di uno diminuisce tanto da creare scontento nella relazione, allora si configura una disfunzione sessuale per la quale tutti e due soffrono e che diventa interesse del clinico.

Qual’è la definizione medica di “mancanza di desiderio”?

In termini medici, la mancanza di desiderio si definisce come ”disturbo del desiderio sessuale ipoattivo (HSSD)” e viene definito come: mancanza o diminuzione significativa dell’interesse sessuale che si manifesta con assente o ridotto interesse per l’attività sessuale, assenti o ridotti pensieri e fantasie erotiche, assente o ridotta ricerca di sesso e mancata risposta alle profferte del partner, assente o ridotto piacere durante l’attività sessuale,  assente o ridotto interesse in risposta a qualsiasi stimolo interiore o esterno (come scritti e immagini), assenti o ridotte sensazioni  di piacere durante l’attività sessuale.

La definizione medica non lo esplicita, ma c’è una differenza clinica tra “mancanza” e “perdita” del desiderio?

A dire la verità i due termini sono usati in modo intercambiabile, ma si!, se le parole si pesano per quello che realmente sono, la differenza di significato è notevole.

Anche il quadro clinico distingue fra “mancanza” e “perdita” del desiderio?

Il quadro clinico è assolutamente diverso nel caso si tratti di “mancanza” oppure “perdita” del desiderio.  Soprattutto il medico è chiamato a riconoscere le differenze perché cambia il modo di trattare le due condizioni.

Come si presenta una persona con mancanza di desiderio?                  

In questo caso consideriamo che la mancanza di desiderio sia primitiva, ci sia da sempre, in poche parole che questa persona non abbia mai, dall’adolescenza in poi, avuto interesse per il sesso. La persona con mancanza di desiderio primitiva non ha fantasie ne’ desiderio sessuale, senza che si possano trovare cause mediche o relazionali per questo. La mancanza di desiderio può riguardare tutte le espressioni della sessualità oppure limitarsi ad una o più di una di queste. Possiamo portare come esempio una persona che non desideri il coito ma accetti la masturbazione, o viceversa. Di solito, una persona con mancanza di desiderio non dà inizio alla relazione sessuale ma può accettare di parteciparvi per far piacere al partner.

Come si presenta la persona che ha una perdita del desiderio?                     

In questo secondo esempio si considera che il problema sia acquisito, cioè che si sia presentato nel tempo. La storia clinica che si ritrova più di frequente quando c’è una perdita del desiderio, è quella di una persona che ha vissuto una vita sessuale gratificante nell’ambito di una relazione di coppia armonica ma che, ad un certo punto, ha visto calare il suo desiderio. Questo succede senza motivo apparente: non c’è una crisi di coppia, ne’ problemi di salute o di altra natura nella famiglia. Spesso questa persona continua ad avere rapporti per far contento il-la partner, ma senza desiderarlo e senza piacere. La situazione è mortificante e influenza lo “star bene” della persona e della coppia.

Ripetiamo che la puntualizzazione tra mancanza di desiderio primitiva e acquisita è fatta da una prospettiva di approccio clinico al paziente e che la definizione di HSDD non contempla queste differenze.

Si può individuare una causa (organica o funzionale) che giustifichi la perdita del desiderio?

Nella maggior parte dei casi l’eziologia della perdita del desiderio (HSSD) è multifattoriale, vale a dire che più fattori sfavorevoli si sommano per dare vita al problema. La disfunzione è molto più frequente nelle donne che negli uomini e colpisce circa il 10% di loro.  Le sue cause si ritrovano in un problema endocrino, una malattia, in farmaci che influenzano il desiderio, nell’ansia, in una storia di abusi emotivi o traumi psicologici, nei conflitti relazionali o nella presenza di un’altra disfunzione sessuale che interessi uno dei due partner. Il calo del desiderio è frequente in relazioni che non sono gratificanti, pur senza essere apertamente conflittuali. L’affetto non è sufficiente a far scattare la molla dell’erotismo e i due partner si allontanano emotivamente pur mantenendo abitudini di vita ed interessi condivisi, soprattutto quelli legati all’andamento della famiglia.

Quale potrebbe essere una causa tanto grave da giustificare la perdita del desiderio?

E’ raro che ci sia una sola causa tanto grave da giustificare la perdita del desiderio. Questo succede quando avvengono eventi gravi e facili da riconoscere: una malattia grave ed improvvisa (trauma, infarto, tumore…) oppure un legame emotivo che si spezza (tradimento, abbandono, lutto…). Nella maggior parte dei casi, come abbiamo già detto, una lieve patologia organica si somma ad un disagio personale o ad una difficoltà del partner e il loro sommarsi provoca la perdita del desiderio. Il sovrapporsi di concause che si combinano e determinano un calo del desiderio è ciò che si osserva più facilmente. 

Quale può essere la catena di eventi che dà ragione della perdita di desiderio? 

Nella donna, la perdita di desiderio può essere la risposta all’atrofia dei genitali che diminuisce la lubrificazione e rende meno agevole e meno piacevole la sessualità. Nell’uomo è invece l’erezione meno pronta che mina il piacere sessuale. Questi eventi sono normali dopo una certa età e possono essere superati, ma per individui (maschi o femmine) che vivano il sesso con disagio, l’esperienza negativa abbassa ulteriormente la motivazione per desiderare un’esperienza sessuale.

Quando non c’è motivo chiaro per la perdita del desiderio, a cosa dobbiamo pensare?

Quando non appare nessuna causa evidente per il calo del desiderio, si apre uno scenario di dubbi diagnostici dove non è facile orientarsi. Possiamo pensare ad un cambiamento dovuto all’età perché tutti sappiamo che la frequenza sessuale diminuisce con il passare degli anni anche se la soddisfazione emotiva rimane uguale. Oppure pensiamo ad un cambiamento della relazione di coppia che pur rimanendo amorevole ha perso i suoi connotati sessuali.  E possiamo considerare anche che gli effetti fisici dell’invecchiamento che, peggiorando la funzione dei genitali, contribuiscano a spengere il desiderio.

Esistono patologie vere e proprie che rimangono nascoste e che causano una perdita di desiderio?

Certamente esistono e sono particolarmente insidiose perché si nascondono tra le pieghe di un malessere generale e nella determinazione del paziente di non volerle rivelare. Senza arrivare alla depressione maggiore o alla nevrosi d’ansia vera e propria, queste sono condizioni legate ai cambiamenti dell’umore e in particolare a episodi sporadici più lievi e meno facilmente osservabili di un tratto di depressione o d’ansia.

La pillola contraccettiva può influenzare il desiderio?

Questa è una questione controversa; brevemente possiamo dire che un eventuale influenza della contraccezione sul desiderio dipende dall’equilibrio della relazione e da quanto la scelta del farmaco sia condivisa dai partner.

Cosa mette depressione ed ansia in relazione con la perdita del desiderio?

Un cambiamento dell’umore con perdita degli interessi di lavoro e di piacere (detta Anedonia) è il primo segno della depressione che si sta preparando. La sessualità ha valenza di piacere e di relazione interpersonale e per questo è parte preponderante del quadro di restrizione dell’emotività.

Come fa un clinico a capire di essere di fronte ad un vero caso di calo del desiderio?

Non ci sono dati normativi sull’intensità del desiderio sessuale come quelli, per esempio, che esistono per la pressione sanguigna o la glicemia. Nella pratica clinica il medico deve dare il suo giudizio prendendo in considerazione l’età, il sesso, le dichiarazioni del-della paziente e il generale contesto della sua vita in paragone a quelle che sono i parametri normali condivisi dalle persone della stessa età e nella stessa realtà socio-culturale.

L’intensità del desiderio sessuale varia di momento in momento?

Certo che si! A parte l’età, ci sono tanti altri fattori che determinano l’intensità del desiderio. La salute fisica è uno dei primi seguito dall’umore non intaccato da ansia o depressione. L’afrodisiaco universale è  essere innamorati, ma anche in una relazione romantica intima e felice, l’intensità del desiderio fluttua.

Per finire, esistono cause apparentemente poco importanti ma che possono minare il senso di benessere e, di conseguenza, diminuire il, desiderio?

Si, queste sono le esperienze di stress quotidiano a cui sono esposte molte persone. Si tratta di molti piccoli fattori di stress che giorno dopo giorno esauriscono la capacità di sopportazione di un individuo. Un accumulo di stress continui può portare ad alterazioni dell’umore e alla perdita del desiderio.

Come si spiega questo effetto sul desiderio?

Lo stress altera la capacità di concentrazione dell’individuo, per esempio su un lavoro complesso. Trasportato sul piamo della relazione romantica e sessuale, lo stress impedisce al paziente di riconoscere gli stimoli erotici e di rispondere all’invito del-della partner