Le disfunzioni sessuali si dividono in due categorie fondamentali, quelle provocate da una patologia organica ( cioè una malattia) e quelle che riconoscono una causa funzionale, vale a dire che non ci sono malattie coinvolte e che il responsabile è un disagio psicologico verso la sessualità. Per una scelta espositiva, qui non parleremo delle difficoltà organiche, ma solo di quelle che dipendono da stati d’animo disturbati.

Come si possono dividere le disfunzioni sessuali funzionali?

Grossolanamente, le disfunzioni sessuali non su base organica si possano dividere in quelle che derivano dall’ansia, o dalla mancanza di desiderio oppure da conflitti nella coppia.

Le prime sono provocate da uno stato d’ansia, sia che si tratti di un episodio di ansia acuta scatenato dalla possibilità di un incontro erotico, sia da una soglia di ansia più bassa del normale che fa parte della struttura di personalità di quel paziente. In entrambi i casi, la reazione d’ansia blocca la risposta psicosomatica allo stimolo erotico ed interferisce con il naturale fiorire dell’eccitazione.

La mancanza e la perdita di desiderio sono due facce un po’ diverse della stessa medaglia che è necessario saper distinguere per curarle al meglio. Si parla di mancanza di fronte ad una persona che dichiara di non essere mai stata interessata alla vita sessuale e di perdita quando l’interesse si è perso dopo un periodo di funzionamento che la stessa persona giudica soddisfacente mentre riferisce di essere diventata insensibile a stimoli che in altri momenti sarebbero stati graditi.

Le disfunzioni sessuali che sono provocate da disagio della coppia sono le più facili da diagnosticare e le più difficili da curare. Un conflitto all’interno della relazione si può risolvere, ma quando la difficoltà sessuale segnala la fine di un amore anche il medico si trova disarmato.

Hanno più problemi gli uomini o le donne?

E’ difficile dire se abbiano più problemi gli uomini o le donne. Le statistiche su popolazioni ampie lasciano un po’ il tempo che trovano perché la casistica è necessariamente scelta in maniera non rigorosa riguardo all’età, scolarità, stato sociale, distribuzione geografica…e tutto quando deve essere compreso in un protocollo scientifico.

Qual’è la sua esperienza riguardo all’incidenza delle disfunzioni sessuali?

Se guardo al mio lavoro in Medicina Sessuale, mi sembra che i pazienti grosso modo si equivalgano, ma anche questa mia piccola casistica personale è limitata perchè comprende le persone che riferiscono un disagio e chiedono una cura… non tutti quelli che pur avendo una diffficoltà preferiscono non cercare aiuto, per tanti motivi diversi.

La coorte dei pazienti selezionati per gli studi scientifici è scelta secondo criteri rigorosi… ma nemmeno questo mi aiuta a rispondere perché per i progetti di ricerca a cui collaboro in questo momento ho solo pazienti donne. Questi progetti studiano due patologie che colpiscono quasi esclusivamente la popolazione femminile. Il primo indaga e valuta le caratteristiche del dolore genitale cronico, cioè il dolore ai rapporti, chiamato Sindrome Vulvo Vestibolare, o Vulvo Vestibolite, o Vulvodinia, tre nomi che si equivalgono. Il secondo progetto studia la relazione tra la perdita del desiderio (chiamato hypoactive sexual desire – HSDD) e l’inizio della menopausa. E’ un’osservazione clinica abbastanza frequente che l’interesse sessuale diminuisca negli anni della perimenopausa senza alcuna causa apparente creando grandi disagi all’interno della relazione di coppia, come è facile immaginare.

E’ verosimile pensare che alla base dei disturbi maschili ci siano i cambiamenti sociali della relazione con le donne?  

Spero proprio di no! Preferisco pensare che uomini e donne siano capaci e desiderosi di sviluppare e adattare i rispettivi ruoli con armonia ed interdipendenza, sia quando si tende al ruolo simmetrico, sia quando prevale il modello complementare. Simmetrico e complementare sono modalità di relazione molto diverse, sono adatte a persone diverse e danno vita a coppie che funzionano in maniera quasi opposta. Ma funzionano e non si può dire che una sia meglio dell’altra!

Le due metà del cielo, uomini e donne, sono troppo legate e interdipendenti perché i cambiamenti riguardino solo una metà di loro. Di sicuro, una persona sicura ed indipendente mette a disagio chi ha bisogno di relazioni dove la dipendenza reciproca è elemento di stabilità, così come una persona dipendente non potrebbe creare intimità con una indipendente, ma credo che questo valga sul piano delle scelte personali piuttosto che come fattore sociale.