Una buona parte degli interventi chirurgici alla prostata è fatta per tumori, che sono frequenti dai 60 anni in poi e che, nella maggior parte dei casi, sono diagnosticati a stadi iniziali. La diagnosi precoce consente una prognosi favorevole nel lungo periodo, ma il paziente che sa di avere una malattia tumorale è sempre molto preoccupato per gli sviluppi futuri della sua condizione.
Come si reagsce al tumore alla prostata?
La reazione emotiva che si osserva nel malato è di tipo depressivo. Oltre alla reazione d’ansia per la paura di perdere la vita, compaiono la difficoltà di mantenere le relazioni personali, la perdita degli interessi sociali e lavorativi e del desiderio sessuale. In Psichiatria, la Sindrome del Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD) sembra descrivere bene lo stato d’animo dei malati tumorali che vivono la fondata paura di perdere la vita, la salute o l’integrità fisica esattamente come chi è vissuto attraverso guerre o catastrofi naturali.
Come si interviene per il carcinoma della prostata?
Nel caso del carcinoma della prostata, l’intervento chirurgico è di tipo ablativo con la rimozione della ghiandola.
La procedura chirurgica può provocare un trauma ai tessuti che si trovano nel campo operatorio, in particolare i tessuti erigendi, con conseguente difficoltà erettile.
Ci sono effetti collaterali alla chirurgia per cancro alla prostata?
L’effetto collaterale più comune derivante dalla chirurgia per cancro alla prostata è una difficoltà di erezione, legata al trauma dell’intervento sui tessuti erigendi. Il problema è ben conosciuto e spesso comporta la riabilitazione farmacologica della funzione sessuale. Il danno è transitorio ma richiede comunque qualche mese e, a seconda delle condizioni mediche preesistenti, può richiedere la prescrizione di farmacoprotesi. Per i pazienti, ai disagi emotivi legati alla diagnosi e di cui abbiamo già parlato, si aggiungono quelli derivanti dalle cicatrici e dalla limitazione funzionale dell’organo operato; ciò in quanto il reliquato chirurgico è vissuto come un’aggressione all’integrità fisica e all’immagine corporea che il paziente ha di se’ . Questo rimane vero anche se la proiezione immaginaria del paziente ha poco a che vedere con la reale alterazione dell’aspetto fisico, che un estraneo potrebbe anche non notare.
C’è un significato speciale attibuito alla prostata?
Negli operati per carcinoma della prostata il significato dell’integrità e dell’immagine corporea sono particolarmente alti perché il cancro colpisce i genitali, universalmente riconosciuti come i rappresentanti dell’identità di genere e strumento privilegiato per lo scambio emotivo ed erotico con la persona amata.
Come cambia la relazione di fronte al cancro alla prostata?
Molti pazienti tendono a isolarsi e a non condividere le loro sofferenze, nemmeno all’interno della loro relazione più intima. Così facendo, non solo aggravano il loro stato di solitudine e di disagio emotivo, ma allontanano la persona amata che si trova disarmata e non sa come dare aiuto. Dal momento in cui si isolano, diventa difficilissimo per loro mantenere l’identità personale e il ruolo all’interno della coppia, avendo perso l’immagine estetica di se’ e il controllo di quella parte del loro corpo, funzionale al piacere e all’intimità.
Ricevere una diagnosi di cancro è un’esperienza devastante per il paziente e per la coppia. Non ci sono grandi dubbi sul fatto che il cancro debba essere conpreso nella categoria del Disturbo da Stress Post Traumatico (PSTD).
La riabilitazione sessuale nel tumore alla prostata
L’approccio che la Medicina Sessuale proponeper il tumore alla prostata è un lavoro terapeutico articolato che, oltre a farsi carico dei problemi dell’emotività e della comparsa di eventuali tratti depressivi, accompagni il paziente e la coppia lungo il percorso della riabilitazione comportamentale e farmacologica della funzione sessuale. Da una parte si lavora per risolvere la perdita del desiderio e ricostruire l’intimità; dall’altra parte si somministra il trattamento farmacologico necessario a limitare il danno organico.
In dettaglio, per il paziente operato per carcinoma della prostata, il nostro intervento multidisciplinare adatta le prescrizioni comportamentali necessarie per ristabilire l’armonia diadica perchè si possano combinare con la somministrazione dei farmaci facilitanti l’erezione.
La riabilitazione avviene sempre allo stesso modo nel carcinoma della prostata?
Gli interventi variano per le necessità delle coppie. Per quelle che hanno mantenuto una maggior serenità e positività nei confronti della malattia e che riescono ad essere complici sessuali anche nella difficoltà, noi proponiamo un intervento di terapia sessuale comportamentale strutturato per facilitare la comunicazione fisica e verbale, con la condivisione della sommistrazione della protesi farmacologica.
Nelle coppie che sono state meno capaci di reagire all’impatto della malattia e che hanno bisogno di tempi più lunghi e di maggior sostegno, interveniamo per ricostruire l’intimità diadica ed erotica in maniera più blanda: cerchiamo di favorire la coesione dei partner, la comunicazione delle paure e la condivisione del trauma emotivo portato dalla malattia ma non ci si avvicina alla sfera sessuale finchè la coppia non ha ricostruito l’intimità.
Raccomandazioni nel caso di tumore alla prostata
Per concludere, bisogna sottolineare che lo stress emotivo è l’aspetto più difficile che il paziente deve superare. Di fatto, le coppie portatrici di tumore alla prostata sono felici di incontrare il medico di Medicina Sessuale per esporre i loro dubbi e avere consigli e conforto; raramente, però, sono abbastanza motivate per impegnarsi in un programma combinato di reabilitazione della funzione sessuale perchè l’umore depresso, la perdita del desiderio e tutte le aspettative negative di cui abbiamo parlato persistono ben oltre il periodo della convalescenza. Sono queste le considerazioni che ci persuadono a non iniziare una riabilitazione finchè la coppia non ha superato il trauma del tumore. In caso contrario ci si potrebbe trovare davanti ad un fallimento che peggiorerebbe lo stato d’ansia e di aspettativa negativa, oltre a mettere in pericolo l’armonia di coppia. Aspettare tempi migliori significa proteggere il paziente e la coppia da un fallimento finchè non siano in grado di affrontare un programma di riabilitazione che lavora sugli aspetti psicologici, sessuali e farmacologici.