Dolore ai rapporti – Atrofia vulvovaginale e sindrome genitourinaria della menopausa: nomi nuovi per vecchi disturbi
Il trofismo dei tessuti genitali (cioè la loro elasticità, il corretto pH dell’ambiente vaginale e la capacità di lubrificazione in risposta ad uno stimolo sessuale) dipede dalla quantità di estrogeni in circolo. Quanto queste condizioni fisiologiche si deteriorano per malattie o per l’invecchiamento, si parla di atrofia.
Cambiamenti atrofici simili a quelli dei genitali esterni si ritrovano negli organi e nei tessuti che compongono il basso tratto urinario, cioè l’uretra e il collo della vescica, perchè anche il buon funzinamento (trofismo) di questi tessuti dipende dagli estrogeni Alla menopausa, la concentrazione degli estrogeni è destinata inevitabilmente a diminuire e questo porta (insieme ad altre cose) ad un peggioramente della capacità funzionale dei tessuti sia dei genital esterni che del basso tratto urinario, andando a costituire la sindrome genitourinaria della menopausa (GSM), appunto un nome nuovo per un problema vecchio.
Quali sono i cambiamenti che interessano i genitali ?
La parola che li racchiude tutti è atrofia, appunto il peggioramente del trofismo.
Come si manifesta l’atrofia?
L’atrofia vulvo vaginale (VVA), questo è il suo nome tecnico, si manifesta con la graduale perdita dell’elasticità, di un abiente vaginale chimicamente stabile e della capacità di lubrificazione.
Dolore ai rapporti: QualI sono i sintomi dell’atrofia vulvo vaginale?
Gli effetti dell’atrofia vulvo vaginale si manifestano nella vita di tutti i giorni con una fastidiosa sensazione di secchezza, spesso prurito e con irritazione soprattutto a livello della vulva. La variazione del pH diminuisce le difese locali contro gli agenti esterni, quindi espone alle vaginiti da microorganismi e ad una maggiore suscettibità a vari agenti chimici esterni, come per esempio i saponi. La perdita di elasticità e di lubrificazione si manifestano al momento del rapporto sessuale con difficoltà alla penetrazione. Il dolore può essere più o meno importante e dipende da molti fattori. In qualche caso ci possone essere microtraumi della mucosa soprattutto localizzati all’ingresso della vagina, proprio perchè la mucosa atrofica è fragile.
Quali sono i sintomi della sindrome genitourinaria?
Il termine sindrome genitourinaria (GSM) indica specificatamente l’atrofia del basso tratto urinario, cioè dell’uretra e del collo vescicale. L’atrofia dell’uretra riduce la capacità di difesa dell’organo nei confronti degli agenti esterni come batteri, micro organismi ed irritanti chimici. La maggior suscettibilità agli agenti esterni provoca infiammazioni ed irritazioni locali con dolore al pasasggio dell’urina. Ma soprattutto provoca infezioni, con germi che possono risalire l’uretra e colonizzare la vescica.
Come si fa la diagnosi dell’atrofia vulva vaginale e della sindrome genitourinaria?
La diagnosi dell’atrofia vulva vaginale e della sindrome genitourinaria si fa con la raccolta dei sintomi e con l’osservazione della sua evoluzione. Prima di prendere in considerazione i quadri di atrofia, è necessario escludere tutte le malattie che hanno una sintomatologia sovrapponibile. Tra le condizioni patologiche che devono essere escluse prima di poter fare diagnosi dell’atrofia vulvo vaginale e della sindrome genito urinaria abbiamo: le dermatiti da contatto o allergiche, le dermatosi e le neuropatie.
Ci sono cambiamenti caratteristici dell’atrofia vulvo vaginale che possono essere osservati ad occhio nudo?
L’osservazione ad occhio nudo non ha un ruolo nella ricerca scientifica che richiede atti riproducibili e misurabili…ma ha un grande valore clinico nella relazione personale tra un medico e la sua paziente! Certamente ci sono caratteristiche esteriori che vengono valutate per stabilire la gravità dell’atrofia vulvo vaginale e la sua risposta al trattamento. Queste caratteristiche riguardano cambiamenti del colore delle mucose che diventa più pallido, la minor elasticità dell’ingresso della vagina che rende disagevole la visita bimanuale e la ridotta idratazione delle mucose.
Quali trattamenti sono possibili nell’atrofia vulvo vaginale?
Per la cura dell’atrofia vulvo vaginale ci si muove in modo graduale assecondando la gravità dei sintomi. E’ probabile che i sintomi peggiorino con l’andare del tempo e che l’approcccio terapeutico debba essere cambiato per adeguarsi ai nuovi bisogni.
Il trattamento consigliato per l’atrofia vulvo vaginale con sintomi modesti è l’uso di preparati idratanti locali che migliorano l’idratazione dei tessuti, insieme a preparati lubrificanti da usare anche questi localmente al momento del bisogno, per ridurre la frizione durante il rapporto sessuale. Nei casi maggior gravità quando a questi sintomi si aggiungono le sensazioni di irritazione, secchezza e prurito indipendenti dal rapporto è indicato un preparato orale (l’Ospemifene) con azione specifica sui tessuti genitali oppure preparati locali a base di estrogeni.
La terapia ormonale sostitutiva (TOS) della menopausa a base di estrogeni o estro-progestinici non è indicata per l’atrofia vulvo vaginale ma può essere presa in considerazione nei casi veramente gravi.
Ci sono interventi non farmacologici che si possono proporre nell’atrofia vulvo vaginale?
Si, un approccio non farmacologico per l’atrofia vulvo vaginale è costituito dall’uso dei dilatatori vaginali abbinati agli esercizi di Kegel e ai coni vaginali. Questi strumenti vengono prescritti secondo le modalità della terapia sessuale comportamentale.