Nelle patologie di dolore cronico, come mal di schiena, emicrania, endometriosi, fibromialgia, artrosi, nevralgie, esiti da trauma e herpes zoster, la cui origine organica è chiara, la sfera sessuale è toccata in modo indiretto, così come sono limitate tante altre attività fisiche. Come ci raccontano i pazienti, il dolore, la limitazione delle funzioni e del movimento impediscono i movimenti agili e il contatto spontaneo tra i corpi. Nei momento di recrudescenza l’iperalgesia, tipica della fibromialgia, rende spiacevoli perfino le carezze e qualunque lieve contatto epidermico.
In che modo è colpita la sfera sessuale?
Succede quando l’irradiazione del dolore raggiunge la radice delle cosce, i glutei e le pelvi per cui è difficile prendere le posizioni per avere un rapporto o diventa addirittura doloroso il movimento.
Qual’è l’influenza sul desiderio delle patologie di dolore cronico?
E’ chiaro che queste condizioni interferiscono con una sessualità gaia e spensierata e mortificano il desiderio. Però la difficoltà, per quanto riconosciuta e costante, è sempre secondaria alla malattia principale e siccome fa parte del quadro generale delle limitazioni fisiche, non è percepita come problema sessuale ne’ dal paziente ne’ dal partner. Forse perché è l’effetto secondario di una condizione patologica ben definita, il paziente sopporta la difficoltà e mantiene la sua identità sessuale.
Cosa vuol dire?
In altre parole, il paziente soffre della limitazione sessuale come soffre di altre limitazioni, ma non la vive come una più grave delle altre ne’ reagisce con un atteggiamento negativo verso il sesso in generale.
Come cambia la percezione di se’ nel dolore cronico?
La persona colpita perde il suo ruolo come fisicamente efficace e capace di portare avanti tante attività legate al movimento e all’agilità, ma non soffre di una mortificazione specifica della sua capacità sessuale; infatti il paziente recupera la sua proiezione mentale di persona sessualmente adeguata e di partner desiderabile ogni qual volta le remissioni della malattia consentono l’intimità di coppia.
Cambia il ruolo sociale nel dolore cronico?
Piuttosto, la malattia altera il ruolo sociale e economico del paziente quando diventa un ostacolo alla sua capacità lavorativa. Questo può portare ad un passaggio di poteri e ad un cambiamento dei ruoli all’interno della relazione che può essere integrato in modo positivo ma può anche provocare un cambio di equilibrio tra i partner che non corrisponde ai loro desideri ne’ alle motivazioni su cui la coppia si era costituita nel passato.
Cambia l’equilibrio di coppia nel dolore cronico?
Schematizzando, si può dire che, nella costituzione di una coppia, il più debole trova gratificazione nelle attenzioni che riceve mentre il più forte è appagato dal suo ruolo di protettore. La reciproca dipendenza crea armonia e fa crescere la relazione sentimentale.
Se l’equilibrio cambia, anche l’armonia può cambiare perché un ruolo diverso non corrisponde alla personalità e al tipo di interazione su cui la coppia si era basata per anni.
Che cosa cambia nella sfera sessuale nel caso di condizioni di dolore cronico?
La vita sessuale è certamente ridotta ma il legame emotivo rimane profondo. Spesso si assiste ad un cambiamento degli equilibri perché il partner ammalato dipende da quello sano per l’assiduità della cura e per mantenere le relazioni e la mobilità nell’ambiente esterno.
E’ importante capire come il paziente sopporta e reagisce alle limitazioni imposte dalla malattia perchè questo influenza molto anche la sua relazione amorosa. Poter cambiare gli equilibri mantenendo l’armonia e l’intimità sentimentale è il miglior antidoto agli effetti collaterali della malattia. Infatti il partner diventa fondamentale per contrastare gli effetti della malattia: dà affetto e sostegno emotivo e spesso diventa molto bravo a trovare le strategie per superare vari ostacoli fisici.