I malati tumorali sviluppano una reazione emotiva di tipo depressivo con difficoltà alle relazioni, anedonia e perdita del desiderio. Negli operati, alla paura per la vita si aggiunge il disagio per le cicatrici e la limitazione funzionale. Il reliquato chirurgico provoca alterazione dell’immagine corporea anche se le cicatrici sono insignificanti dal punto di vista estetico perché ricordano la malattia.
Impegnativo è l’approccio sessuologico ai pazienti colpiti ai genitali per la loro difficoltà a mantenere il ruolo avendo perso integrità estetica e capacità funzionale. I prostatectomizzati richiedono un lavoro che, oltre a curare i problemi dell’umore, li segua nella riabilitazione comportamentale e farmacologica. La sfida della riabilitazione sessuale è contro un atteggiamento depressivo che causato dalla consapevolezza di essere colpito da una malattia potenzialmente mortale; in più si lavora per sanare la mortificazione del sé sessuato che è causata dalla localizzazione del tumore in un organo a forte connotazione erotica. Il protocollo di trattamento è quello che la psicoterapia sessuale comportamentale prevede per il desiderio sessuale ipoattivo.
Oltre alle manovre descritte, si contrasta il danno organico con un possibile trattamento farmacologico. La convalescenza è caratterizzata da astinenza dai rapporti e per mantenere la funzionalità dei tessuti erigendi noi prescriviamo le protesi farmacologiche che hanno la capacità di mantenere l’irrorazione dei tessuti penieni. La terapia farmacologica è la prima che viene iniziata, di solito in fase di counseling, e viene continuata finchè la coppia non è pronta per il lavoro comportamentale integrato con i farmaci.