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Non si finisce mai di parlarne…e a ragione perché se dal punto di vista della biologia evolutiva l’assetto endocrino è ben stabilito e noto, le caratteristiche cliniche devono essere valutate per ogni paziente e trattate di conseguenza.
Donne diverse hanno suscettibilità diverse e diversi disagi nella vita quotidiana.
La terapia ormonale sostitutiva funziona bene ma non accontenta le esigenze (o la sensibilità) di chi si sente a disagio al pensiero di assumere estrogeni di sintesi per anni.
Che cosa fare?
Rimane la risorsa degli integratori alimentari che non sono indicati per l’osteoporosi.
Sono fitofarmaci, necessariamente meno potenti e meno risolutori dei sintomi fondamentali: caldane e insonnia.
Non li risolvono, li attenuano ma per donne che preferiscono evitare gli ormoni o che hanno sintomi blandi possono avere un ruolo apprezzabile. Sono adatti a fronteggiare i primi sintomi, comunque abbastanza spiacevoli, e tante donne considerano questo miglioramento sufficiente.
Che una paziente apprezzi il miglioramento è certamente un buon passo avanti per ristabilire la sensazione di benessere. Per questo dico: benvenuti ai fitofarmaci, purchè se ne tengano ben presenti i limiti.
Quali sono gli integratori alimentari di cui si parla?
Fondamentalmente sono gli isoflavoni della soia perché sono dotati di una blanda attività estrogenica e per questo costituiscono la sostanza di base di tutti i fitofarmaci; tra questi: la cimicifuga racemose e il trifoglio rosso. E’ l’attività estrogenica che, per quanto blanda, consente di alleviare sintomi come le vampate di calore e l’insonnia.
Nelle preparazioni in commercio si trovano combinati con varie sostanze, tra cui (ma non solo) magnesio, fermenti lattici, glucosammina, calcio, esquiseto e zinco che possono avere qualche beneficio sulle articolazioni, l’umore e il senso generale di benessere.