https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/0018506X89900639?via=ihub
E’ opinione comune che gli androgeni potenzino la risposta sessuale non solo negli uomini ma anche nelle donne. Inevitabilmente, tra il detto popolare e la realtà biologica c’è un grande divario e la prova di un legame tra androgeni e risposta sessuale femminile è ancora incerta.
Cosa porta ad ipotizzare un legame tra androgeni e desiderio?
L’ipotesi scientifica più accreditata che gli androgeni fossero importanti per sostenere l’interesse erotico femminile nacque nel 1959 quando donne adrenalectomizzate riferirono di aver perso il desiderio. La secrezione di androgeni da parte delle ghiandole surrenali era già conosciuta e osservare gli effetti collaterali della loro ablazione aiutò ad elucidare il loro ruolo nella donna.
Cosa sappiamo oggi?
La relazione tra androgeni e desiderio femminile viene studiata in maniera dettagliata fin dalla metà degli anni ’70, ma nonostante i numerosi lavori non abbiamo ancora dati certi. Molti studiosi hanno trovato una qualche corrispondenza tra le concentrazioni ormonali e le manifestazioni di interesse erotico, ma niente di statisticamente significativo che possa essere usato per creare un protocollo terapeutico. Sappiamo, però, che data la natura complessa della difficoltà sessuale nell’ipoandrogenismo, la cura dovrà essere multidimensionale e comprendere una parte farmacologia ed una parte comportamentale rivolta alla donna e alla coppia per accompagnare verso il cambiamento.
In tutti gli studi, desiderio, capacità di risposta orgasmica e soddisfazione sessuale hanno mostrato variazioni nelle tre fasi del ciclo mestruale, durante la transizione menopausale e dopo la menopausa. Questo ha un senso clinico e sembra in accordo con le fluttuazioni ormonali degli stessi periodi, ma l’analisi statistica non ha mai fornito risultati univoci e riproducibili di qualche variazione osservata.
Androgeni, desiderio attivo e desiderio ipoattivo.
Alcune informazioni in più ci vengono da uno studio che mette a confronto due gruppi di donne: quelle con una vita sessuale gratificante ed altre con un ridotto interesse per la sessualità. Le donne soggetto di questo studio erano omogenee per età, situazione socio-economica, scolarità e stato civile. Inoltre, tutte riferivano di vivere una relazione di coppia armonica, intima e gratificante. La cosa per la quale differivano in maniera stringente era la frequenza dei comportamenti che esprimono l’interesse sessuale: la masturbazione e le fantasie in solitario, i giochi erotici, l’iniziativa e il rapporto come attività condivisa dalla coppia. La capacità di risposta orgasmica è un altro indicatore che mostra chiaramente la differenza tra gruppi. I risultati ottenuti in questo studio sottolineano che due gruppi così diversi nel comportamento avevano un assetto andrologico fisiologico e sovrapponibile, segno evidente che la mancanza di interesse sessuale non dipendeva da una disfunzione ormonale.
In conclusione
Possiamo dire che l’interesse, il desiderio ed il comportamento sessuale nelle donne hanno bisogno degli androgeni per funzionare in maniera soddisfacente. Lo dimostrano le gravi alterazioni in senso negativo che si osservano nel caso di una privazione degli androgeni che viene causata da patologie di diversa gravità per cui è necessaria l’asportazione delle ghiandole surrenali. Dall’altra parte, gli stessi androgeni non possono essere ritenuti responsabili di un quadro di desiderio sessuale ipoattivo finchè mantengono i valori fisiologici. Relativamente all’influenza sulla sessualità che le fisiologiche fluttuazioni androgeniche hanno nelle tre fasi del ciclo, è necessario fare un ragionamento più ampio e comprendere nell’equazione “ormoni : sesso” un altro elemento fondamentale, cioè la relazione di coppia.
L’intesa tra i partner, le abitudini, gli obblighi derivanti dalla famiglia allargata, l’impegno lavorativo e la vita sociale insieme contribuiscono a creare ( e negare!) i momenti che rimangono disponibili ad una coppia per poter vivere la sua intimità. Proprio per questo, forse, nelle relazioni armoniche dove i partner mantengono una buona intesa e la vita intima è gratificante, le fluttuazioni che gli androgeni hanno durante il ciclo mestruale non possono avere un’influenza diretta sul comportamento e non vengono rilevate dagli studi analitici. La poca incisività di questi lavori può dunque essere riferita alla forza delle circostanze relazionali e sociali che, in assenza di patologia, supera il condizionamento ormonale.
Non c’è ormone che possa scardinare un turno di lavoro…. Importante è capire dove comincia la patologia per poter aiutare le pazienti.