Sono molte le persone, in maggioranza donne, che soffrono di dolore cronico e che hanno la vita condizionata dal loro stato di salute: le relazioni personali, le opportunità di lavoro, la sfera sociale, il ruolo all’interno della famiglia, tutto risente degli episodi di esacerbazione del dolore.
Il dolore cronico è una condizione che persiste o recidiva per un periodo superiore a 3 mesi, persiste per più di 1 mese dopo la risoluzione di un danno tissutale acuto (spesso dovuto a un trauma) oppure si associa a una lesione che non guarisce.
Come si definisce il dolore cronico?
Il dolore cronico è stato riconosciuto come una vera e propria patologia in sé per le conseguenze invalidanti che comporta per la persona che ne soffre, dal punto di vista fisico, psichico e socio-relazionale; esso infatti compromette qualsiasi attività quotidiana generando depressione, senso di sfiducia e malessere.
Mal di schiena, emicrania, endometriosi, , artrosi, nevralgie, esiti da trauma, herpes zoster, sono malattie la cui origine organica è nota ma che possono essere difficili da curare e la cui guarigione non è sempre completa. Queste patologie sono caratterizzate dalla presenza di dolore cronico che, se non viene diagnosticato e curato in modo adeguato, non abbandona più le persone che ne sono colpite e che devono viverne la sofferenza.
Il dolore cronico interessa tutte le fasce d’età con una maggiore prevalenza nelle donne ed è stato riconosciuto come una delle cause principali di consultazione medica.
Quadri di dolore cronico ad eziologia sconosciuta
Le condizioni di dolore cronico più difficili da diagnosticare, sono quelle così detta “ad eziologia sconosciuta”, vale a dire quelle per cui non si riconosce una specifica causa organica che le provoca.
La fibromialgia
Tra queste, la fibromialgia rappresenta la sindrome di dolore cronico muscolo scheletrico generalizzato per eccellenza. Provoca dolore diffuso, astenia (cioè indebolimento e stanchezza non giustificate dall’attività fisica) e rigidità muscolare. Manca il riconoscimento di una causa organica per la sindrome fibromialgica; gli individui colpiti, anche in questo caso soprattutto donne, sembrano essere particolarmente sensibili agli stress della vita quotidiana, a cui rispondono con la comparsa dei sintomi. L’assetto biochimicodi questi pazienti, caratterizzato da anomalie dei recettori della serotonina e della dopamina, sarebbe responsabile della loro maggior sensibilità al dolore.
La patologia è frequentemente associata ad altre condizioni croniche, come la sindrome da fatica cronica, il disturbo da stress post-traumatico, la sindrome del colon irritabile e la depressione.
Quali sono le sindromi di dolore cronico localizzate ad uno specifico distretto?
Le sindromi di dolore muscolo scheletrico cronico localizzate comprendono la sindrome temporo-mandibolare, il dolore pelvico, la sindrome del colon irritabile e la sindrome da fatica cronica.
Il dolore cronico localizzato alle pelvi
Anche le sindromi di dolore cronico localizzato alle pelvi interessano prevalentemente le donne. L’etiologia del dolore può essere chiara quando deriva da quadri ginecologici noti come l’endometriosi, la malattia infiammatori pelvica, voluminosi fibromi o aderenze uro-genito-pelviche derivanti da episodi infiammatori ripetuti o da interventi chirurgici.
Qual’è la possibilità di guarigione?
Purtroppo, anche quando la diagnosi è precisa non c’è corrispondenza diretta tra la patologia e gli episodi di dolore. Neppure è assicurato al 100% che l’intervento chirurgico o la terapia farmacologica possano risolvere i sintomi. Come esempio ricordiamo che il 12% dell’isterectomie è fatto per dolore pelvico cronico, ma che nel 30% dei casi non si ottengono miglioramenti; ricordiamo anche che le aderenze non sempre provocano dolore e che, per contro, la lisi chirurgica non è efficace per tutte le pazienti.
Quanto può essere accurata una diagnosi?
Se valutiamo la capacità di diagnosi delle indagini strumentali mirate, sappiamo che la laparoscopia consente una diagnosi precisa dell’endometriosi e delle sue localizzazioni, ma che non è d’aiuto nel caso di contrattura dei muscoli del pavimento pelvico, della cistite interstiziale o della sindrome del colon irritabile.
Quando gli strumenti non aiutano, il miglior risultato si ha affidandosi ad un medico esperto!
L’assetto emotivo di un paziente portatore di un dolore cronico.
Qualunque paziente affetto da malattia cronica soffre per un disagio che rimane be distinto dalla sintomatologia dolorosa o dalla limitazione funzionale, pur essendo direttamente provocato da questa. Chi si prende cura di loro sa che in parte ciò è dovuto al fatto che il paziente si vede cambiato dalla malattia e, a torto o a ragione, si attribuisce un aspetto fisico meno gradevole e accattivante nelle relazioni sociali.
In buona parte, il disagio deriva dal timore di perdere il ruolo relazionale o professionale acquisito su cui il paziente basa la sua immagine sociale. Infatti, lo scadimento del ruolo pubblico può essere una reale conseguenza della diminuita capacità lavorativa.
Anche quando questi cambiamenti non sono evidenti, il paziente se li sente addosso e per ciò ne soffre. Molto del tono dell’umore e della capacità di reagire dipendono dalla struttura di personalità del singolo individuo; e molto dipende dalla rete di affetti e di sostegno su cui può contare.