I pazienti che hanno una malattia tumorale sviluppano uno stato emotivo caratterizzato dalla difficoltà di mettersi in relazione con gli altri, dalla perdita d’interesse per tante attività e anche del desiderio sessuale. Questo stato di cose è ben descritto nella definizione del disturbo post-traumatico da stress (PTSD) che ci ricorda come la fondata paura di perdere la vita, la salute o l’integrità fisica propria o di una persona amata possa scatenare una reazione emotiva, che è caratterizzata dagli squilibri descritti in precedenza.
La malattia oncologica, il tumore, è ancora percepita come qualcosa di potenzialmente mortale; dobbiamo dire purtroppo a ragione, perché è ancora così in una certa percentuale di casi, nonostante i grandi progressi che la Medicina fa continuamente sia per la diagnosi precoce che per le terapie.
Nel caso dei pazienti operati, alla paura di perdere la vita si aggiungono la limitazione funzionale dell’organo colpito e il disagio per le cicatrici.
Che significato ha la cicatrice per il paziente?
La cicatrice è vissuta come un’aggressione alla propria fisicità per l’alterazione dell’immagine corporea, che il paziente percepisce anche quando non è visibile agli altri.
I pazienti colpiti agli organi genitali sono particolarmente provati dai reliquati chirurgici per due motivi: da una parte, la perdita dell’integrità estetica fa sentire non attraenti e non desiderabili sessualmente; dall’altra, c’è il rischio che l’organo malato perda la capacità di funzionare.
Quali sono le patologie tumorali che danno questo problema?
Per le donne, la patologia più frequente è il tumore al seno. Il seno operato cambia aspetto e diventa visibilmente diverso dall’altro. Questa asimmetria sottolinea ancora di più il danno estetico e ricorda la presenza della malattia.
Per gli uomini, il carcinoma della prostata ha un effetto devastante per due motivi: da una parte altera l’identità corporea maschile, in quanto colpisce l’organo che la rappresenta per eccellenza; dall’altra, L’intervento chirurgico danneggia la capacità di funzionare durantel’atto sessuale.
Questi effetti negativi della malattia tumorale sono conosciuti dal grande pubblico?
Sono certamente ben conosciuti in ambito medico, ma sono meno diffusi tra la popolazione. Per le donne, l’occasione per sviluppare la consapevolezza degli effetti collaterali della malattia è data dai gruppi di sostegno creati dalle stesse pazienti; purtroppo, si parla meno spesso di una possibilità di sostegno emotivo per gli uomini.
Come si possono affrontare le alterazioni dell’immagine corporea e della funzione sessuale?
La riabilitazione sessuale, che lavora sia sugli aspetti emotivi che sulla funzione organica, viene portata avanti impiegando le metodiche della terapia sessuale comportamentale, spesso associate a farmaci specifici.
Quali farmaci?
Per le donne si usano farmaci ed interventi comportamentali per migliorare l’elasticità della vagina. Per gli uomini, i farmaci e gli interventi comportamentali servono per sostenere la funzione erettile.
Che cose serve per migliorare l’erezione dopo un tumore alla prostata?
Gli uomini affetti da una neoplasia prostatica richiedono un lavoro terapeutico articolato che, oltre a farsi carico del disagio emotivo, li accompagni nell’iter della riabilitazione comportamentale e farmacologica della funzione erettile.
Il lavoro di riabilitazione prevede che gli esercizi comportamentali e i farmaci per l’erezione vengano usati in associazione perché il loro meccanismo d’azione è sinergico.
Qual’è l’iter specifico?
I pazienti devono essere trattati con interventi comportamentali focalizzati sul sintomo, in questo caso il danno organico della malattia. Questo non può prescindere dall’uso di farmaci specifici per il danno organico che vengono scelti con l’urologo di fiducia e che vengono somministrati secondo le modalità della terapia sessuale comportamentale impiegate per i problemi di erezione.
Qual’è il ruolo della coppia?
L’armonia della coppia rappresenta la parte più delicata ed è il perno su cui poggia tutto il lavoro di riabilitazione.
Il nostro intervento, infatti, associa l’uso di farmaci che potenziano la capacità erettile del paziente operato con interventi comportamentali specifici che devono essere fatti dai due partner, nell’intimità della loro casa. In ambulatorio si parla ma non si fanno esercizi.
In che modo la coppia influenza la riabilitazione?
Gli interventi variano in base all’equilibrio relazionale della coppia che dobbiamo curare.
In quelle armoniche, che sanno essere complici sessuali anche nelle difficoltà, proponiamo un intervento di terapia sessuale comportamentale che serve per riprendere la comunicazione fisica e verbale. Questo è il punto d’inizio fondamentale perché il trauma della malattia, con la reazione emotiva che ne consegue, ha tolto la spontaneità al comportamento intimo.
Che cosa succede alla coppia che ha perso l’intimità fisica?
La coppia che non ha più una confidenza fisica e erotica trova grande difficoltà nella manipolazione del corpo e dei genitali che è parte integrante dell’intervento comportamentale. Questo è particolarmente vero in uno stato di fragilità emotiva, tanto che può dare origine a sentimenti controversi verso al ripresa della vita sessuale. Esistono pazienti (o coppie) che non riescono a sopportare l’ansia generata dal pensiero di riprendere l’attività erotica e preferiscono rinunciare alla vita sessuale futura.
La maggiore o minore difficoltà alla ripresa della vita intima dopo il carcinoma della prostata dipende in gran parte da com’era il sesso prima dell’evento tumore. Dipende anche da altri fattori come l’età dei partner, la presenza di malattie organiche precedenti, o anche dallo spengersi spontaneo del desiderio.
Alle coppie che presentano un equilibrio diadico positivo ma che hanno perso l’intimità erotica, si propone un intervento per favorire la coesione tra partner che migliori la comunicazione e aiuti a condividere l’esperienza della malattia, ma evitiamo di forzare un’intimità che non è desiderata