Che differenza c’è tra la violenza fisica e la violenza sessuale?
La violenza sessuale contiene tutti gli elementi della violenza fisica. La differenza sta nel tipo di sopraffazione. La violenza fisica è fatta soprattutto di percosse e di restrizioni della libertà personale (proibizione ad uscire, a lavorare, a incontrare persone…) finchè non si arriva alle minacce di lesioni gravissime brandendo coltelli e armi da fuoco.
Nella violenza sessuale, le percosse e le manovre di contenimento forzoso sono funzionali alla perpetrazione dell’atto sessuale. Per la persona che subisce la violenza, che la penetrazione sessuale avvenga oppure no cambia poco i termini del problema perché è la sopraffazione fisica ed emotiva ciò che caratterizza tutto l’episodio.
Qual’è il ruolo del ginecologo verso una donna violentata?
Che una donna venga portata in ospedale dai soccorritori o che si presenti da sola denunciando di aver subito una violenza sessuale, il ruolo del ginecologo è comunque complesso perché sta a lui, primo soccorritore, di stabilire una veridicità dei fatti volta ad intervenire sulla paziente nel modo più adeguato.
In cosa consiste la “veridicità dei fatti” nel caso di una violenza sessuale?
Innanzi tutto si devono raccogliere tutte le possibili informazioni di come e avvenuto il fatto, se i responsabili sono uno o più e se ci sono anche lesioni in altre parti del corpo. Il medico deve essere consapevole che tutte le informazioni pertinenti devono essere passate all’autorità giudiziaria che ricerca i colpevoli.
Non sarebbe meglio evitare di interrogare la donna vittima di violenza sessuale su particolari che la mettono a disagio e limitarsi all’ispezione fisica, che è il compito specifico del medico?
Non è così per due motivi, entrambi ugualmente importanti. Il primo è che solo conoscendo la dinamica dei fatti si possono ispezionare distretti corporei specifici, mettere in luce lesioni che non sono ancora clinicamente evidenti e curarle tempestivamente. Il secondo è che parlare con la paziente serve a guadagnare la sua fiducia e a stabilire una relazione con il medico. Oltre alle ragioni mediche appena dette, il dialogo serve a creare un minimo di confidenza per cui l’ispezione fisica e genitale (che deve inevitabilmente avvenire) sia meno difficile da sopportare.
Che cosa si deve ricercare con l’ispezione corporea nel caso di violenza sessuale?
L’ispezione sul corpo della vittima ricerca i segni lasciati dalle manovre di contenimento, come escoriazioni ed ematomi soprattutto sul dorso, le cosce e le anche, mentre l’esame dei genitali rileva lesioni e raccoglie campioni di materiale biologico per la presenza di malattie infettive trasmesse durante l’atto.
Come si può avvicinare la vittima di una violenza sessuale?
Questo è ciò che richiede il protocollo per farsi carico dell’assistenza medica, ma ugualmente importante è date un sostegno emotivo alla vittima.
Il ginecologo che per primo esamina la paziente si trova di fronte una persona molto provata che comprensibilmente non vuole rivivere quei momenti e tanto meno vuole una visita ginecologica. Purtroppo sia la raccolta dei dati che l’ispezione corporea sono procedure inevitabile. Il loro scopo è di curare i traumi genitali, scongiurare la trasmissione delle malattie a trasmissione sessuale, diagnosticare lesioni non ancora evidenti e finalmente assicurare il colpevole alla giustizia.
Avvicinare donne vittime di violenza sessuale sembra un compito gravoso, vero?
Consapevole della complessità del caso, ogni medico saprà creare un’atmosfera protettiva, conquistare la fiducia della paziente e ottenere queste informazioni con delicatezza offrendo alla donna il suo rispetto e la sua comprensione.
Come cambia l’assetto emotivo della paziente nei primi giorni dopo aver subito il trauma?
La sofferenza di chi ha subito una violenza fisica o sessuale si manifestano nei giorni successivi con i segni del trauma emotivo: crisi d’ansia acuta, uno stato permanente di paura, disturbi del sonno e manifestazioni di rabbia, ma anche senso d’impotenza e mortificazione. Sono sintomi “tardivi”, per cosi dire, rispetto allo stress del trauma appena subito che si manifesta nell’immediatezza; per questo non rientrano nei problemi da affrontare durante la visita ginecologica d’urgenza, ma vengono rimandati alle cure degli psicoterapeuti nei giorni successivi.
Le manifestazioni di disagio emotivo si risolvono facilmente?
Purtroppo no, durano a lungo e per superarli la paziente ha bisogno di un sostegno psicologico adeguato, spesso potenziato dalla prescrizione temporanea di farmaci ansiolitici; ma soprattutto ha bisogno di tutto l’amore che può ricevere dalla famiglia e dagli amici più intimi.
In cosa consistono l’ispezione corporea, l’esame ginecologico e i test di laboratorio?
Nel sospetto di una violenza sessuale è necessario procedere ad accertamenti medici per diagnosticare traumi fisici, lesioni genitali e infezioni eventualmente provocati dall’assalitore.
Sottoporsi a queste pratiche indispensabili è un peso per la paziente già tanto provata, quindi il medico e il personale sanitario, che lo aiuta e rimane presente per tutto il tempo della visita, devono spiegarne le ragioni alla vittima e guadagnarne la collaborazione.
L’ispezione corporea è la prima ad essere eseguita. Il suo scopo e di verificare i traumi che la paziente dice di aver subito, di stabilirne la gravità, di diagnosticare lesioni non ancora evidenti e, ovviamente, iniziare una terapia. Per fare questo ci di basa sul racconto della paziente, approfondendo l’ispezione delle parti del corpo coinvolte. In generale si tratta delle braccia, del dorso e del tronco che sono i punti di contenimento dall’aggressore per evitare che la vittima si possa liberare. Quello che si nota sono ematomi ed escoriazioni nei punti in cui è avvenuta la presa.
Quando ci sono anche le percosse, come nei casi in cui la violenza fisica e quella sessuale si associano, può essere coinvolto tutto il corpo ma è soprattutto la faccia a mostrare la furia dell’aggressione. Nei casi peggiori sono necessarie radiografie per la diagnosi di fratture ossee.
L’ispezione genitale è necessaria per evidenziare le lesioni eventuali a carico dei genitali esterni e del canale vaginali. Si può trattare di ematoni e escoriazioni provocate dal contatto forzoso con il corpo dell’aggressore; in casi gravissimi si trovano anche lesioni da taglio inferte con strumenti come coltelli. Un piccolo inciso: le mutilazioni genitali, che sono comuni in culture diverse da quella europea, sono considerate lesioni gravissime scondo la legge italiana e nessuno è autorizzato a praticarle.
I test di laboratorio servono per diagnosticare eventuali malattie infettive che l’aggressore ha trasmesso alla vittima durante l’atto sessuale. Si tratta di prelievi di materiale biologico che sono fatti con la modalità del Pap-test. Di per se’ questa non è una procedura traumatizzante, come tutte le donne sanno visto che il Pap-test è un esame estremamente comune. Effettuato su una paziente che ha appena subito una violenza sessuale, questa ulteriore “penetrazione” è estremamente difficile da sopportare, perciò bisogna che la sua importanza sia ben spiegata prima di fare il test.