In qualunque tipo di relazione, litigare vuol dire opporsi al volere di un altro. L’opposizione può essere fatta con infiniti gradi di durezza, dal blando e conciliante “ma perché non…” all’aggressione fisica. Fra tutti, i conflitti e i confronti che sfociano in una lite di coppia, che nella maggior parte dei casi avviene con la modalità “urlata”, hanno un significato speciale rispetto alle altre liti ed hanno anche un potenziale particolarmente positivo per l’equilibrio diadico.
Qual’è il significato della lite?
Litigare significa che di fronte a un’opinione diversa dalla sua, una persona ci tiene a confrontarsi con l’altro e a spiegare come mai la pensa in un certo modo. E’ quindi un atteggiamento positivo che dimostra sia la volontà di farsi conoscere che di capire le ragioni altrui.
Come si risolve il conflitto?
Con la volontà di spiegarsi e di capire, è difficile che un conflitto non venga risolto in maniera abbastanza soddisfacente per ambedue i litiganti. “Soddisfacente” non vuol dire che si è ottenuto tutto quel che si voleva, ma che si è conosciuto un diverso punto di vista che ha reso comprensibili le scelte fatte dall’altro e che si è contrattato un compromesso accettabile di quel che si voleva.
Cosa si guadagna a litigare?
La lite sancisce il diritto alla diversità d’opinione e sottolinea la necessità del compromesso. All’interno di una coppia, ascoltare e farsi ascoltare sono esercizi preziosissimi per i partner che imparano a spiegarsi, a fare richieste adeguate, ad ascoltare e a trovare una via comune. Inoltre, attraverso la lite si rivelano particolari della personalità forse ancora sconosciuti e si approfondisce l’intimità della coppia.
Cosa dà inizio alle divergenze più gravi?
Le incomprensioni e i fraintendimenti che non si risolvono facilmente e che sfociano in un conflitto sono essenzialmente di due tipi: o legati a fattori esterni, o dipendenti da un cambiamento dell’equilibrio all’interno della coppia. Entrambi possono essere forieri di gravi conseguenze se rimangono irrisolti. Però, mentre i primi rispondono a stimoli estranei alla struttura di coppia (scelte di lavoro, situazione economica, impegni con i parenti, opportunità di relazioni sociali), i secondi sono il frutto di un cambiamento di equilibro nella relazione.
E’ ovvio, inevitabile e assolutamente comprensibile che nel corso del tempo le persone non rimangano uguali a se stesse ma evolvano, in parte come storia naturale legata alla personalità, in parte in risposta alle circostanze di vita. Ciascuno può essere protagonista della propria vita scegliendo le amicizie, le relazioni, il corso di studi, il lavoro e così via, ma non può controllare tutto. Soprattutto non può controllare le scelte degli altri, neanche quelle di un partner affiatato.
E’ molto possibile che ciascun partner maturi ed evolva a modo suo, finchè negli anni le coppie si scoprono diverse e si devono reinventare. La lite serve a questo: a specificare quel che si vuole e a trovare un compromesso accettabile con le scelte di un altro.
Quali sono i limiti che il cambiamento pone all’equilibrio di una coppia?
I limiti risiedono negli aspetti toccati dal cambiamento. Tutto ciò che non cambia gli aspetti fondamentali della personalità e che mantiene inalterati l’intimità emotiva e il coinvolgimento romantico tra i partner non costituisce un pericolo per la relazione.
Perché si smette di litigare?
Il peggio avviene quando i partner non litigano, o non litigano più. La fine dell’amore provoca un distacco irrimediabile che le modalità di una lite positiva non possono colmare. Infatti, il silenzio è specchio della distanza emotiva e del fatto che o si è persa la speranza di essere ascoltati e capiti, o si è perso l’interesse a ascoltare e capire l’altro.
Ci sono caratteri che rispondono peggio alle difficoltà di comunicazione?
Certamente si. Questa è un’informazione preziosa, perché essere consapevoli delle difficoltà può aiutare una coppia a chiedere aiuto prima che le cose diventino difficili da risolvere.
I tipi di personalità coinvolte sono due: la personalità passiva che tende ad uniformarsi all’altro, anche se non è a suo agio, che non concepisce di potersi opporre e che non si aspetta di essere ascoltata. Così il danno è duplice perché questo tipo di persone accumulano sofferenza mentre mandano il messaggio sbagliato che le cose vanno bene. E’ una combinazione esplosiva che quando arriva la crisi lascia poco spazio alla ristrutturazione dell’armonia. L’altro esempio è quello di un carattere aggressivo che non lascia spazio a opinioni diverse, che non accoglie ma allontana. L’altro rimane ammutolito senza la forza di parlare, con l’unica risorsa di scappare quando trova la forza per farlo, grazie ad un cambiamento di circostanze, al sostegno di amici o al lavoro in psicoterapia.