L’armonia di coppia per la riabilitazione sessuale dopo prostatectomia.
L’intervento di prostatectomia radicale per tumore porta sempre una sofferenza dei tessuti vicini al campo operatorio. Purtroppo la sofferenza dei tessuti è inevitabile proprio per la resezione, la cicatrizzazione e la sofferenza ischemica provocate dall’atto chirurgico.
Il risultato immediato è la difficoltà di avere un’erezione, cosa che nei pazienti si manifesta subito dopo l’intervento.
Il paziente si trova in uno stato di disagio emotivo per due ragioni: da una parte reagisce con ansia e paura alla diagnosi di tumore; dall’altra è mortificato per la perdita della capacità erotica.
Come si può migliorare questa situazione di sofferenza?
Il danno organico ai tessuti dell’erezione può essere mitigato con l’uso di farmaci che facilitano l’erezione. Queste protesi farmacologiche sono sul mercato dall’inizio degli anni ’90, quindi sono ben conosciute e si possono prescrivere con cognizione di causa. Esistono in varie formulazioni che permettono di modulare il farmaco sui bisogni del paziente. Il farmaco più usato è quello per bocca, ma il più potente è quello che deve essere iniettato direttamente nel tessuto erettile del pene.
Nella mia opinione, per aiutare un paziente dopo l’intervento di prostatectomia sono necessarie le protesi intracavernose, quelle in cui il farmaco è iniettato nei corpi cavernosi dei pene.
Perché questo approccio cosi drastico?
Il danno organico richiede un approccio farmacologico che dà erezione o per riempimento dei vasi penieni o per degradazione delle PDES, enzimi che regolano la detumescenza
Qual è il ruolo della Terapia Sessuale comportamentale?
La mortificazione del se’ sessuato e la difficoltà di vivere una sessualità imperfetta possono essere affrontate con interventi comportamentali che aiutino le coppie a esplorare modi alternativi per la gratificazione sessuale, nel periodo di cura farmacologica.