I tumori primitivi che metastatizzano in via preferenziale gli organi pelvici per diffusione partono da: stomaco, polmone, mammella, tiroide, melanoma, colon.
I tumori primitivi pelvici che metastatizzano in via preferenziale per contiguità: colon retto, sigma, pancreas, rene, surrene, bacinetto, uretere, vescica, ovaio, cervice, endometrio.
La diffusione locale di una neoplasia produce una massa di tessuto, cioè una neoformazione, che si accresce stirando e comprimendo i nervi e gli organi confinanti. Provoca dolore spontaneo che viene esacerbato dal movimento e da un minimo insulto (trauma), come potrebbero essere le spinte coitali.
Un suggerimento molto semplice per diminuire il dolore provocato dalle spinte coitali è quello di posizionare un cuscino sotto le pelvi in modo da ottenere la retroversione del bacino che contiene la profondità delle spinte coitali.
I tumori primitivi dei genitali interni ed esterni sono prevalenti tra le neoplasie pelviche; (cervice-endometrio 9%, ovaio 4%, vulva- vagina 5%); si diffondono preferenzialmente per estensione diretta alle strutture adiacenti e provocano alterazioni anatomiche e funzionali specifiche che danneggiano la funzione sessuale.
I tumori ginecologici diffondono per estensione diretta e per esfoliazione delle cellule nella cavità peritoneale; per estensione diretta nelle strutture adiacenti (p. es., all’uretra, alla vescica, alla vagina, al perineo, all’ano, al retto); per estensione diretta nei tessuti locali paravaginali, nella vescica o nel retto; oppure per invasione diretta del miometrio, delle tube e della cervice; il peritoneo è la sede di metastasi più frequente.
l’80% dei tumori vaginali sono secondari da organi pelvici adiacenti cioè: rene e colon-retto.
La chirurgia ablativa provoca una ridotta lunghezza della vagina e aderenze entro-genito-pelviche per estesa exeresi chirurgica. La vulvectomia radicale necessaria per carcinoma invasivo è sfigurante e traumatizzante perchè causa la perdita del clitoride; questa mutilazione ha un forte impatto emotivo anche nelle pazienti più anziane. La radioterapia provoca stenosi del terzo superiore della vagina e anche se risparmia il clitoride, la sua funzionalità sarà ridotta.
Le conseguenze del tumore e delle terapie sono molteplici. Comprendono sintomi fisici come dolore, nausea e vomito; la consapevolezza della malattia anche nella fase di quiescenza (bisogna pensare che il tumore è la più cronica delle malattie perché i controlli continui impediscono di dimenticare); alterazioni dell’aspetto estetico causate dalla chemioterapia e dalla cicatrice chirurgica, che è emotivamente devastante anche quando non è evidente perché è testimone della malattia; ci sono poi i fattori psicologici, come la depressione, la paura di perdere l’autonomia personale di vita e di lavoro, e la paura di morire. é conseguenza inevitabile che si assista ad un cambiamento dell’equilibrio di coppia, con disagio relazionale, senso inadeguatezza a vivere il sesso e perdita di desiderio… Con tutti questi eventi negativi che colpiscono la salute fisica e l’emotività non c’è da meravigliarsi se se le pazienti hanno difficoltà sessuali.
Io pero credo che ci sia molto di più. Il Disordine da Stress Post Traumatico è stato forgiato per descrive le difficoltà di adattamento alla vita civile dei reduci del Vietnam alla fine degli anni 60. Nel tempo si è visto che caratteristiche simili si trovavano in altre fasce di popolazione che avevano subito eventi traumatici: la diagnosi di tumore ha tutte le caratteristiche descritte per altri tipi di tra
Se fosse solo il paziente a sviluppare una reazione post trauma il disagio intrapsichico e relazionale di queste persone sarebbe molto minore perché il mondo intorno a loro non sarebbe cambiato! Invece, tutti soffrono e cambiano il loro modo di rapportarsi al paziente e il mondo intorno al paziente cambia anche per questo. Il partner è colpito profondamente: teme l’invalidità e la morte della persona amata e sviluppa una forte reazione d’ansia all’aspettativa di rimanere solo. La sofferenza reciproca rende difficile ai partner di mantenere una comunicazione intima.
Il partner è colpito profondamente: teme l’invalidità e la morte della persona amata e sviluppa una forte reazione d’ansia all’aspettativa di rimanere solo. La sofferenza reciproca rende difficile ai partner di mantenere una comunicazione intima.
La malattia è sempre presente nel pensiero e la sessualità è la grande vittima di questo disagio, in un certo senso come se “fare sesso” fosse “disdicevole” per una persona malata.
Per la riabilitazione della funzione sessuale nelle coppie tumorali noi usiamo interventi propri della Terapia Sessuale Comportamentale. In specifico prescriviamo gli esercizi di Focalizzazione Sensoriale che aiutano a ristabilire l’intimità “di pelle”, cioè la relazione erotico-sentimentale, e riaprono alla comunicazione dei sentimenti, anche quelli brutti di paura.
Quando appropriato, lavoriamo con i dilatatori vaginali che aiutano a ristabilire la capacità di accogliere il pene.