Nella vulvodinia la limitazione più mortificante e difficile da sopportare riguarda la vita sentimentale perché  per le donne colpite far l’amore diventa impossibile. Il tentativo di penetrazione  è l’evento che ogni volta ed in ogni paziente scatena la crisi e quando, raramente, la penetrazione riesce, il dolore aumenta sempre di più con i movimenti del coito finchè si è costretti a smettere. Come se questo disagio non fosse abbastanza, il dolore continua dopo il rapporto qualche volta per pochi minuti, ma  altre volte per qualche ora o per qualche giorno. Purtroppo quando la sindrome vulvodinica si è instaurata rimane stabile nel tempo con poche possibilità di miglioramento.
Questo fa capire come una coppia perda la voglia di far l’amore sapendo che questo porterà solo dolore  e frustrazione. Le reazioni femminili sono facilmente intuibili: al dolore fisico seguono l’ansia che anticipa un nuovo fallimento e il disagio emotivo di non poter più fare l’amore e di non riuscire a spiegare al partner quello che anche per lei è incomprensibile.  

Perché tutto questo dolore nell’atto che dovrebbe dare il piacere?
Dal canto suo, il partner si perde in questo mare di cose incomprensibili, si sente responsabile del dolore che provoca, è mortificato  e non osa più invitare all’amore la sua donna; teme anche che il dolore sia segno che l’amore è finito e che la relazione verrà interrotta.  

Di fatto, il disagio che la vulvodinia provoca in una coppia va ben oltre la limitazione della sessualità perché i partner si allontano l’uno dall’altro, ciascuno con i suoi dubbi ed i suoi risentimenti, e solo le persone più unite riescono  a dirsi la sofferenza reciproca.